L’EUROPA DEI CITTADINI : PUÓ LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA SALVARE IL «PROGETTO EUROPA» ? Intervista ad Erminia Mazzoni, presidente uscente della commissione parlamentare PETI (ITA)

ERMINIA MAZZONIParte 1_ Domande generali

1. Q: La commissione PETI per competenze e per la qualità del lavoro svolto negli ultimi cinque anni ha arricchito il significato di democrazia e cittadinanza in Europa. Può illustrarci quali sono le competenze della commissione per le petizioni e come questa lavora?

Il bilancio dei cinque anni di presidenza può essere considerato in attivo. La Commissione ha accresciuto i propri poteri, ha registrato una maggiore notorietà, ha migliorato la comunicazione e l’informazione, ha reclamato l’attenzione dovuta ai propri lavori alla Commissione Europea, ha messo a segno alcune importanti vittorie. La conferma è nei numeri.

La commissione per le petizioni e’ il vero collante tra istituzioni e cittadini. Non ha funzioni legislative e il suo ordine del giorno viene definito sulla base delle petizioni ricevute. Può occuparsi di tutte le materie di competenza dell’Unione, come recita l’art. 227 del TFUE. L’ampiezza di tale definizione non aiuta  Non è sempre agevole stabilire se una denuncia sia realmente di competenza comunitaria e questo allunga i tempi per la dichiarazione di ammissibilità. Una volta registrata la petizione viene inoltrata alla Commissione europea e ad eventuali altre autorità, europee, nazionali o locali, chiamate in causa dalla denuncia. Con la  documentazione raccolta si forma un fascicolo sul quale si aprirà la discussione in commissione alla presenza di firmatari e autorità interpellate. La commissione petizioni ha anche poteri di indagine e investigativi e può con interrogazioni e risoluzioni coinvolgere l’intero parlamento.

2. Q: Come giudica il dialogo che si è svolto in questi anni tra la commissione PETI, le altre commissioni parlamentari, la Commissione europea e le autorità nazionali di ogni livello? Ritiene che nella prossima legislatura questo dialogo debba dotarsi di nuovi strumenti?

Direi che il « dialogo » formalmente funziona. Manca invece la propensione alla « cooperazione interistituzionale ». Deve cambiare l’atteggiamento nei confronti della Commissione Petizioni, a partire dalla Commissione europea. Oggi la commissione Petizioni ha un duplice riconoscimento nel trattato: il primo diretto, all’art. 227, il secondo con il rinvio alla Carta dei diritti fondamentali della UE che definisce il diritto di petizione come uno dei 5 diritti fondamentali riconosciuti al cittadino europeo. La ratio di tale impegnativo riconoscimento è nella funzione di costruzione democratica attribuita al dialogo che la commissione promuove. Più che di nuovi strumenti, il rapporto con le altre istituzioni deve guadagnarsi maggiore autorevolezza. In questi anni ho preteso per esempio che la commissione Petizioni partecipasse alle audizioni dei commissari durante la procedura di nomina,  come tutte le altre commissioni legislative, che annualmente avesse uno spazio nell’emiciclo per la consultazione sul programma della Commissione europea.

3. Q: Negli ultimi anni, collaborando con la Casa bianca, il Bundenstag tedesco e il Parlamento scozzese, avete progettato un nuovo portale web multilingue per migliorare la comunicazione tra la commissione per le petizioni e il cittadino. Può illustrarci questo progetto e chiarirne l’importanza?

L’utilizzo di forme più moderne di collegamento con i cittadini era indispensabile. Considerata la particolare funzione della commissione, la comunicazione deve poter garantire tempi brevi di risposta, sistemi agevoli di informazione, strumenti efficaci di diffusione. La collaborazione avviate con altri parlamenti ci ha consentito in questo particolare campo di acquisire esperienze già rodate. Sulla informatizzazione piena delle procedure ho investito insieme al segretariato sin dai primi giorni del mio mandato, forte anche di una disponibilità del segretariato generale del Parlamento europeo. All’interno del segretariato si è potenziata temporaneamente la struttura comunicazione proprio per realizzare questo ambizioso progetto. Ce l’abbiamo fatta. È già partita la prima fase sperimentale del nuovo portale web. A ottobre conclusa la verifica e apportate le necessarie correzioni, il sistema andrà a regime.

4. Q : Nel 2013 la commissione ha ricevuto 2885 petizioni, più del 45% rispetto l’anno precedente, e nel trattarle ha accumulato significativi ritardi. Come crede che possa essere migliorata la procedura per le petizioni e il trattamento delle domande?

 Il portale web credo sia già una prima risposta. Poi la commissione con il segretariato ha predisposto delle linee guida per governare alcune criticità legate soprattutto all’eccesso di burocrazia che accompagna tutta la procedura dal ricevimento di una petizione alla sua chiusura. Il problema esiste, ma non può essere rappresentato con i dati dell’ultimo anno.

I ritardi accumulati durante  la fine del 2013 e l’inizio del 2014 sono infatti ampiamente giustificati. A maggio dello scorso anno è partito il nuovo cantiere delle iniziative legislative popolari, nel quale la commissione è coinvolta; l’insorgere di emergenze ambientali ed economiche in alcuni paesi ha imposto alla commissione un maggiore impegno investigativo sui territori; l’accresciuta capillarità della informazione ha sollecitato un maggior numero  di cittadini a chiedere l’intervento della commissione; infine cicliche rotazioni del personale e conseguenti vacanze nonché l’approssimarsi della fine della legislatura hanno rallentato sia la parte amministrativa che quella politica.

Sono certa che se quelli che verranno prenderanno spunto dal vademecum da noi lasciato, le cose andranno sicuramente meglio.

5. Q: Nel vostro dialogo con la Commissione europea talvolta quest’ultima ha mostrato dinanzi alle doglianze sollevate dai petenti immobilismo, ostinazione e un’interpretazione troppo restrittiva del diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione, forse anche  in contraddizione con la giurisprudenza ERT della Corte di Giustizia. Quale la sua opinione a riguardo?

È agli atti!

Tempi di risposta troppo lunghi, poca trasparenza, eccessiva rigidità nella interpretazione delle norme, riluttanza al dialogo con i cittadini.

Ho ripetuto più volte, durante la mia presidenza, che un simile atteggiamento non risponde alle prescrizioni dei trattati.

Sul punto ho avviato un negoziato informale per modificare l’atteggiamento della Commissione europea in merito al vincolo di segretezza che oppone sulle procedure di infrazione. I cittadini hanno il diritto di conoscere i fatti, soprattutto quando questi sono così gravi da aver determinato l’avvio della detta procedura.

In questi anni abbiamo fatto piccoli passi avanti.

 

Parte 2_Dossiers

1. Q: Alla luce dei risultati delle elezioni europee e del successo dei partiti anti- Europa, non ritiene che in questi anni si siano sottovalutati i rischi sociali e politici dell’ austerity? Qual è il compito e il futuro delle istanze di democrazia diretta come antidoto all’euroscetticismo? In ultimo, quali, secondo lei, le priorità in materia di politica economica della futura Commissione europea?

L’austerity e’ stata una reazione istintiva, una cura d’impatto decisa dagli stati « diligenti » dell’Eurozona. Nelle settimane in cui lo spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi raggiungeva livelli di record, o dove si succedevano le notizie di possibili liquidazioni bancarie, l’austerity e’ parsa a molti l’unica cura possibile. Gli effetti devastanti di quelle misure arrivano soltanto oggi. In quelle settimane sì, gli effetti dell’austerity sono stati non semplicemente sottovalutati, quanto non considerati. Eppure i risultati alle elezioni dello scorso 25 maggio mostrano un clima diverso. L’ascesa dell’Ukip nel Regno Unito e del Front National in Francia possono essere messi in relazione con la crisi economica soltanto in parte. Quanto alla vittoria di Wilders nei Paesi Bassi o l’ascesa dei nuovi partiti neo nazionalisti nei paesi scandinavi, dove la crisi ha avuto impatti irrisori, mostrano piuttosto che è la dialettica europea a non scaldare più. E’ importante rilanciare l’economia, lo è soprattutto per realtà come quella italiana. Ed è quindi necessario che fatta la moneta unica si proceda ora verso una vera e funzionante Unione bancaria e monetaria. Allo stesso tempo va riavvicinata la cittadinanza all’Europa, ai suoi valori di libertà, democrazia, tolleranza e pluralismo.

2. Q: La posizione assunta dalla commissione per le petizioni sul rapporto di cittadinanza 2013 dell’Unione denuncia come l’inadeguata trasparenza del processo decisionale europeo e, più in generale, una comunicazione non soddisfacente tra istituzioni e cittadini limitino le possibilità di costruire uno spazio pubblico europeo e transnazionale. Qual è il suo giudizio a riguardo? Quali, secondo lei, le azioni da intraprendere?

Riavvicinare i cittadini all’Unione europea può sembrare un’opera titanica. La realtà è che basterebbe cambiare il modo di parlare dell’Europa. Passare da una dialettica del tipo: “L’Europa ci dice di …” a una del tipo “L’Europa ci consente di …” o anche “Siamo in Europa per…”. E’ sparita la progettualità, la voglia di costruire. Si deve ripartire da lì per riavvicinare i cittadini a Bruxelles e Strasburgo.

3. Q: La commissione PETI negli ultimi cinque anni si è imposta come un attore chiave nello sviluppo di un quadro giuridico adeguato a garanzia dei diritti delle persone con disabilità e della ricezione della convenzione Onu competente. Può illustrarci il contenuto delle petizioni che avete ricevuto in quest’ambito, le azioni intraprese dalla sua commissione e le possibili azioni da intraprendere a livello europeo?

Con riferimento ai disabili, purtroppo l’Italia registra tra i 28 livelli eccessivi di disparità. Esemplare la petizione presentata al Parlamento Ue da un cittadino italiano, Lorenzo Torto, nella quale si denuncia il mancato rispetto del diritto al lavoro per i cittadini disabili. Nel nostro paese l’80% dei disabili non riesce a trovare lavoro e alle imprese basta pagare multe irrisorie per eludere l’obbligo di assunzione dei disabili. Dopo aver ascoltato la denuncia del petente (in questo caso un singolo cittadino) abbiamo richiesto e ottenuto l’accelerazione dell’intervento della Corte di Giustizia Ue che a seguito dell’avvio della procedura d’infrazione contro l’Italia nel 2006 ha giudicato nel 2013  le misure italiane « non organiche e insufficienti ». Grazie all’intervento della commissione per le petizioni e alla minaccia di un’ulteriore procedura d’infrazione il governo italiano dovrebbe procedere a una revisione della legislazione nazionale.

4. Q: Nel 2012 la sua commissione ha ricevuto la petizione contro l’accordo ACTA, sostenuta da 2,8 milioni di firmatari, la quale denunciava le minacce alla libertà d’espressione e la protezione dei dati personali contenute in quell’accordo oltre che le modalità opache con le quali la Commissione aveva gestito i negoziati. Successivamente, l’accordo ACTA è stato bocciato in plenaria nel mese di luglio. Crede che i negoziati in corso relativi l’accordo TTIP rischiano di produrre risultati analoghi e quale la sua posizione a riguardo?

Sul Trattato per l’area di libero scambio con gli Stati Uniti circolano diverse opinioni. E’ innegabile il valore economico di un tale accordo. Una totale bocciatura sarebbe un boomerang per la nostra economia in affanno. Restano, però, alcuni punti oscuri che dovrebbero essere chiariti. Molti dei quali per altro riaprono alcune questioni legate all’ACTA e non soltanto.

 5. Q: In materia di tutela dell’ambiente e salute pubblica, negli ultimi cinque anni avete affrontato casi esemplari , dalla mala gestione del ciclo dei rifiuti in Lazio e Campania, dalle acciaierie di Taranto sino al progetto di un nuovo aeroporto vicino Nantes. Può illustrarci alcuni casi e le azioni intraprese dalla sua commissione? Non ritiene che un’applicazione per così dire inversa del principio di sussidiarietà potrebbe promuovere la tutela della salute pubblica e approfondire il ruolo della Commissione europea in materia? Ritiene che il quadro giuridico europeo relativo alla tutela dell’ambiente debba essere rivisto?

I casi da Lei citati sono senza dubbio tra i più forti dei quali ci siamo occupati in questi anni. La gravità delle situazioni oggetto di denuncia ha comportato il ricorso da parte della commissione Peti di  tutti gli strumenti previsti: informativa alla Commissione europea, invito alle autorità nazionali e locali a cooperare, missione investigativa – per le emergenze rifiuti nel Lazio e in Campania – , interrogazione alla Commissione europea – per l’Ilva di Taranto – , risoluzione in aula – rifiuti in Campania e Ilva, audizione in contraddittorio con i firmatari delle autorità nazionali responsabili – rifiuti Lazio e Campania.

Sul principio di sussidiarietà sarebbe necessario intervenire con una modifica dei Trattati. Esso implicherebbe una limitazione della sovranità nazionale. Piuttosto proporrei, come peraltro ho fatto, una reazione alle situazioni di conclamato inadempimento nazionale alle prescrizioni comunitarie, più collaborativa e meno punitiva. Le sanzioni che la Commissione applica penalizzano i cittadini doppiamente e non accelerano i tempi di risoluzione delle situazioni critiche.
Non credo che la disciplina europea in materia abbia bisogno di ulteriori interventi oltre quelli in materia di procedure di VIA già adottati in questa legislatura, anche su stimolo della commissione Petizioni.

 

(Alberto Prioli)

Per saperne di più:

-. Erminia Mazzoni, pagina del Parlamento europeo : IT

-. Erminia Mazzoni, pagina web personale : IT

-. Commissione PETI : IT

 

 

Adeline Silva Pereira

Après avoir effectué la deuxième année du master Sécurité Globale analyste politique trilingue à l'Université de Bordeaux, j'effectue un stage au sein d'EU Logos afin de pouvoir mettre en pratique mes compétences d'analyste concernant l'actualité européenne sur la défense, la sécurité et plus largement la coopération judiciaire et policière.

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